Topic 2
11/03/2021
Intro
Anche prima del COVID-19, i livelli di disuguaglianza erano in crescita e la mobilità sociale in calo, visto che il segmento più povero della popolazione disponeva di meno risorse da investire in salute e istruzione. Si prevede un incremento dei livelli di disuguaglianza, ma i fattori di esclusione sociale potrebbero cambiare a causa del COVID-19. In una situazione di pandemia persistente (al 15 settembre, era in pieno corso una seconda ondata di infezioni), l’incertezza rende difficile creare scenari unici. Tutti gli scenari credibili prevedono tuttavia che il PIL scenderà al di sotto dei trend di partenza tracciati nel 2019. Questo gap del PIL è fondamentale per comprendere cosa accadrà nell’economia postpandemia.
In termini di disoccupazione, per quanto concerne i paesi OCSE, i miglioramenti registrati dall’ultima crisi finanziaria sono stati spazzati via nel primo semestre del 2020. La percentuale di lavoratori del settore privato che hanno subito una riduzione dell’orario di lavoro è del 35-55%. L’effetto complessivo sui lavoratori è 10 volte peggiore della crisi del 2008. Numeri mai visti prima nell’era moderna.
Si registrano inoltre carenze in termini di efficacia dei sistemi di protezione sociale. Le forme dei contratti di lavoro sono importanti. In più, i lavoratori del segmento a basso reddito del mercato del lavoro sono esposti a rischi eccessivi. I lavoratori autonomi e i lavoratori con contratti di lavoro atipici sono stati colpiti dalla crisi in maniera sproporzionata. Ammontano al 40% dei lavoratori nei settori più colpiti. Subiscono l’accesso limitato alle indennità di disoccupazione o di malattia. I lavoratori a basso salario sono ancora più penalizzati (secondo Van der Hoeven, punto 6) dagli effetti della pandemia. La persistente moderazione salariale – che ha colpito i lavoratori europei anche quando l’occupazione era in costante incremento – potrebbe rimanere invariata durante la crisi.
Come categorie vulnerabili, menzione speciale meritano i giovani e le donne: i giovani, perché i governi stanno accumulando ritardi che potrebbero comportare la disoccupazione strutturale e le donne a causa delle loro responsabilità familiari e perché i settori con più forza lavoro femminile vengono colpiti in media più fortemente dalla crisi.
Oggigiorno, è necessario riprogettare i regimi di protezione sociale per sradicare carenze, rendere i regimi salariali minimi più reattivi alle mutazioni e consentire ai lavoratori vulnerabili di accedere ai benefici dei tradizionali sistemi di protezione sociale. Il pilastro europeo dei diritti sociali promuove 20 principi che possono ridurre drasticamente le diseguaglianze, se correttamente attuati.
Dobbiamo affrontare l’”economia pandemica” e spostare la nostra attenzione sulle sfide a breve e medio termine. In poche parole, dobbiamo garantire salute e sicurezza sul lavoro a tutti i lavoratori, compresi quelli delle PMI. È inoltre necessario introdurre protezione flessibile e programmi di formazione per chi perde il lavoro (con uno SURE, o suoi successori, più preciso). Sul lungo termine, i riflettori vanno puntati su salari minimi adeguati e ampia contrattazione collettiva, al fine di rivedere le condizioni del mercato del lavoro, rendere i contratti di lavoro più stabili e tutelare meglio i lavoratori a basso salario e vulnerabili.
Per prevenire gravi ripercussioni sul mercato del lavoro, molto importanti sono regimi di riduzione dell’orario di lavoro (e misure simili) per salvaguardare il reddito dei lavoratori subordinati e aiutare le aziende a superare il momento; ma devono essere semplici e di facile accesso e fruibili da parte delle PMI. È importante devolvere importi forfetari a chi non usufruisce dei tradizionali sistemi di protezione sociale, anche durante la ripresa, quali i lavoratori autonomi e i lavoratori con contratti di lavoro atipici.
Una priorità è investire in Garanzia Giovani e attivare misure rivolte ai giovani lavoratori. Per quanto concerne le donne, è necessario non solo aprire strutture per l’assistenza all’infanzia e colmare il gap salariale, ma anche promuovere la flessibilità nell’organizzazione dell’orario di lavoro e impegnarsi per debellare l’effetto soffitto di cristallo.
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Con la seconda ondata della pandemia che si fa sentire, le diseguaglianze si rafforzano. Per garantire il benessere diffuso ai lavoratori e alle loro famiglie è necessario un piano d’azione per il pilastro europeo dei diritti sociali. Dobbiamo tutelare le categorie più esposte, quali i lavoratori autonomi, i lavoratori con contratti atipici, i lavoratori a basso salario, i giovani e le donne. Sul medio termine, tutti gli attori devono coordinarsi per dare una risposta che disegni una mappa dei rischi sociali e ripensi i regimi di protezione sociale, introduca il dinamismo nelle progressioni salariali, rafforzi la contrattazione collettiva, investa nell’equilibrio lavoro-vita privata e sradichi i soffitti di cristallo. Dobbiamo pertanto aumentare la quota di reddito percepito dal 40% dei lavoratori che sono sul gradino più basso della scala retributiva.
Relatori
Stefano Scarpetta
OECD
Director for Employment, Labour and Social Affairs
Il Sig. Scarpetta è entrato a far parte dell’OCSE nel 1991 e ha ricoperto diversi incarichi nel Dipartimento di Economia e nella sua attuale Direzione. Ha guidato diversi progetti di ricerca su larga scala, tra cui: “Implementing the OCSE Jobs Strategy”; le “Fonti di crescita economica nei Paesi OCSE”; e ha contribuito ad altri, tra cui “Le sfide politiche dell’invecchiamento della popolazione” e “Gli effetti della concorrenza del mercato dei prodotti sulla produttività e sui risultati del mercato del lavoro”. Dal 2002 al 2006 ha lavorato presso la Banca mondiale, dove ha assunto la responsabilità di consulente del mercato del lavoro e capo economista. In questa veste, ha coordinato un programma di ricerca a livello di Banca su Occupazione e Sviluppo e ha contribuito ampiamente alle valutazioni del clima degli investimenti della Banca. È tornato al Dipartimento di Economia dell’OCSE nel novembre 2006 dove è diventato il capo del Paese Divisione Studi responsabile di Giappone, Corea, Cina, India, Messico, Portogallo, Danimarca e Svezia. Da marzo 2008 a giugno 2010 è stato redattore dell’OCSE Employment Outlook e capo della Divisione Employment Analysis and Policy della Direzione dell’occupazione, del lavoro e degli affari sociali (DELSA), è diventato vicedirettore di DELSA nel giugno 2010 e nel maggio 2013 è diventato direttore.
Katia Berti
Head of Unit
European Commission – DG Employment
Katia Berti è capo unità per l’occupazione e gli aspetti sociali del semestre europeo presso la Commissione europea, direzione generale per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione. In precedenza, ha lavorato all’approfondimento dell’UEM e alla macroeconomia dell’Area Euro e alle questioni di sostenibilità fiscale presso la Direzione Generale per gli Affari economici e finanziari. Ha un dottorato in economia internazionale presso l’Università di Nottingham e ha completato gli studi post-laurea presso l’Universitat Pompeu Fabra e il College of Europe.
Federica Saliola
WOLRD BANK
Lead Economist, Social Protection and Jobs- Co-director WDR
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